Fransisco Varela (1946-2001) Studia medicina e biologia. Ha dato importanti contributi nei campi della biologia dell’immunologia, delle neuroscienze, negli studi sull’intelligenza artificiale, nella ciberbetica, nella teoria dei sistemi complessi e nell’epistemologia. Varela ha introdotto nelle neuroscienze il concetto di neurofenomenologia. Negli anni della sua collaborazione con Humberto Maturana, Varela aveva elaborato insieme al suo maestro un paradigma concettuale per la comprensione delle scienze biologiche, a partire da caratteristiche irrinunciabili degli esseri viventi, intesi per la prima volta come meccanismi autopoietici. Secondo i due studiosi cileni l’autopoiesi è la caratteristica dell’essere vivente, che tende a realizzare un equilibrio dinamico di tipo omeostatico all’interno del rapporto che si costituisce tra la totalità e le singole parti dell’organismo. Sotto questo aspetto viene superata la visione dualistica, rappresentazionalistica e costruzionistica, dei processi cognitivi.«Nel modello formulato da Varela e Maturana, la cognizione non è un processo di rappresentazione, e non è limitata a una funzione meramente conoscitiva; la cognizione è azione, intervento, movimento – una dinamica che riconfigura la situazione dell’organizzazione interna del vivente e che, al tempo stesso, riconfigura la relazione del vivente nei confronti del suo ambiente circostante» (M. Cappuccio, Introduzione a Id. [a cura di], Neurofenomenologia. Le scienze della mente e la sfida dell’esperienza cosciente, Milano 2006, pp. 20-1).
” Il cervello non è un computer e la coscienza non è nella nostra testa.”
La Neurofenomenologia si propone di superare la tradizionale dicotomia tra mente e corpo rifiutando sia il riduzionismo che caratterizza i diversi tentativi posti in atto nell’ambito delle scienze dell’informazione, sia il ricorso ad obsoleti concetti dualistici.
Per la neurofenomenlogia, ciò e possibile se si assume un’ottica radicalmente diversa. Invece di continuare ad opporre la soggettività all’oggettività, invece di sottolineare l’incompatibilità radicale che sembra esistere tra l’esperienza cosciente (descritta in prima persona) e l’attività cerebrale (descritta in terza persona), bisogna tendere a una sintesi di alto livello tra caratteristiche così eterogenee quali sono il mentale e il fisico.
Tale sintesi può essere raggiunta solo facendo ricorso al concetto di proprietà emergente, per la quale la coscienza emerge dall’insieme dei processi che hanno luogo nelle diverse aree del cervello, dalle interazioni di questo con il resto dell’organismo e dall’interazione dell’organismo con l’ambiente esterno.